Un rappresentante di commercio in carriera è costretto a chiedere ospitalità in una villa di un paesino di campagna, nella quale sono riuniti a cena quattro amici: un giudice, due pubblici ministeri e un avvocato difensore.  Serve a tavola un’improbabile cameriera.  I quattro lo invitano a restare per la cena e per la notte e lo coinvolgono  nella messa in scena di un processo. Viste le professioni dei quattro compagni, che ruolo potrà mai essere riservato al forestiero? È evidente: l’accusato. E quale può essere il capo di imputazione? Questo è il bello del gioco: con domande, deduzioni, ipotesi i quattro amici, in una crescente ebbrezza ed euforia generale, scandagliano la vita, psicanalizzano la personalità e sondano i desideri inconfessabili e quelli inconsapevolmente confessati dell’avventore, portando alla luce un qualcosa della sua vita che ha il sapore di un evento delittuoso. Ma lo sarà stato davvero o la rivelazione è solo frutto della abilità di chi dirige il gioco? A questa domanda una sola risposta: qualunque sia la forma in cui si cela la verità, alla propria coscienza non si sfugge.