Sinossi

Eravamo uomini narra una storia che parla a tutti noi e di tutti noi, una storia di orrore e disperazione, dell’indescrivibile crudeltà dell’essere umano. Una storia che – per quanto cerchiamo di convincerci del contrario – è ancora molto, forse troppo, vicina a noi.
La tragedia dei lager è narrata, in tutta la sua folle assurdità, da tre punti di vista: quello dei carnefici, quello delle vittime e quello di chi – non essendo direttamente coinvolto – si riserva di volta in volta il ruolo di carnefice, di giudice, di commentatore, per poi diventare vittima a sua volta.
Una narrazione della “colossale buffonata” ispirata alle parole di Primo Levi e del suo Se questo è un uomo. Non solo. Il lavoro si ispira anche alle parole di Peter Weiss e di altri, di chi ha tentato di descrivere l’indescrivibile, la crudeltà dell’uomo sull’uomo, fino alla cancellazione dell’umanità stessa. E queste parole si trasformano nelle paure, nelle sensazioni, nella disperazione e nella tragedia di chi quell’esperienza l’ha vissuta sulla pelle.

Quello che avviene davanti agli occhi degli spettatori è “qualche dramma pazzo, di quei drammi in cui vengono sulla scena le streghe, i diavoli, lo spirito santo e il demonio”. È una narrazione che si svolge in un tempo indeterminato tanto quanto il destino delle persone coinvolte, che si trovano qui ridotte a fantocci, a sagome vuote deprivate di qualsiasi fattezza umana. Nessuno ha un nome, né le vittime né i carnefici, non esiste dignità, tutto è assurdo. I ricordi sono gli unici appigli che rimangono alle vittime, l’unica forma di speranza che permette loro di non soccombere nel luogo in cui “intorno tutto è nemico, anche le nuvole che separano dal sole”. E nel mezzo di questo ambiente grottesco sorge un tribunale, che è insieme antitesi e copia del lager. E qui finalmente tutte le voci si ergono a coro, i prigionieri diventano i testimoni di tutte le vittime, di tutti quegli uomini privati della loro stessa umanità, privati della vita, della speranza e del futuro.

Alla fine di questa grottesca narrazione resta però una domanda a cui rispondere, sempre uguale, sempre la stessa: potrebbe riaccadere?

  • 24 – 25 gennaio 2020 | ore 21.00 | Modena, Via Bolzano 31
  • Ingresso € 12.00

Ideato e diretto da: Salvatore Molinaro.

Scenografia: Louella Ravasio.

Coreografa: Valeria Sgarbi.

In scena: Deborah Ballarini, Barbara Banella, Alex Bettelli, Cecilia Colavito, Laura Colavito, Graziano Degani, Susanna Ferretti, Daria Leonardi,  Mattia Manfroni, Francesco Marti, Donatella Merli, Giovanna Rizzolo,  Valeria Sgarbi , Maurella Testi.

Con la partecipazione di Raffaella Ranieri , Franco Vandelli,  e la piccola Morgana Casadio.

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