Sinossi

Il 24 febbraio di quest’anno è morto Lawrence Ferlinghetti: l’ultimo della Beat Generation. Si è spenta con lui l’ultima voce legata al movimento dei poeti americani del dopoguerra. L’ultima voce di un mondo che adesso non esiste più.

Era il 1952 quando il mondo conobbe ufficialmente la Beat Generation: “This is the Beat Generation” echeggiava il New York Times, anche se il vero spirito beat era stato partorito già anni prima, in tempi non sospetti, in sballi più remoti.

È pur vero che ci sono centinaia di articoli, saggi, recensioni che spiegano fin nei minimi osceni dettagli la storia di una generazione che ha cambiato la direzione del vento e ha marchiato a fuoco la vera letteratura; ma oggi chi ha idea di cosa sia la vera letteratura? Chi è che sa che cosa ha fatto questa gente? Ormai i Beats, i Beatniks e tutto ciò che piroetta intorno a loro, sono perduti, per non dire castrati, scippati della loro storia. E non si tratta di quella storia nervosamente etichettata delle droghe, del sesso omosessuale e delle schizofreniche bevute: tutto questo era solo il contorno, abbondante, della portata principale sul tavolo del mondo.

Allen Ginsberg, Gregory Corso, William Burroughs, Lawrence Ferlinghetti, Jack Kerouac, sono la spina dorsale di quell’enorme corpo di giovani ribelli che urlavano sull’orlo del mondo. Gente che ci ha lasciato, oltre ad alcuni dei più bei romanzi e delle più belle poesie degli ultimi cento anni, le ceneri di una generazione da spargere tra le valli del Gran Canyon. Ceneri che sono di un’attualità spaventosa: il rifiuto della guerra e la lotta all’apparato militare-industriale; una nuova coscienza per l’ecologia; la liberalizzazione sessuale per i gay e per le donne; la fine della discriminazione nera; la liberazione della parola dalla censura.

Dietro al sesso, alla droga, al jazz e alle macchine da scrivere c’è qualcosa di più libero e selvaggio e profondo; un messaggio nella bottiglia finito sulla spiaggia del tempo che aspetta di essere recuperato. Il problema che la Beat Generation ha posto è come vivere fino in fondo la nostra natura umana in un mondo che sarà sempre più ossessivamente artificiale; un mondo da cui sarà difficile, probabilmente impossibile, tornare indietro.

  • 3 ottobre 2021 | ore 21.00
    Durata: 60 minuti

    Dove: Teatro Tempio
    Modena, V.le Caduti in Guerra 194

  • Ingresso: € 12.00

    (riservato ai soci – il costo della tessera è compreso nel biglietto)

    Al fine di sveltire le procedure in biglietteria, per chi non ha ancora effettuato l’iscrizione all’Associazione Tempio Modena, è disponibile la compilazione online del modulo di tesseramento. I moduli compilati online saranno disponibili in cartaceo per la firma al momento del ritiro dei biglietti.

    Prenotazione obbligatoria

Regia: Claudio Calafiore e Salvatore Molinaro

In scena: Luca Alessi, Giovanna Benatti, Rossella d’Urso, Giovanni Iozzia, Arianna Malagoli, Raffaella Ranieri, Laura Righi, Franco Vandelli.