Un uomo e una donna si scontrano, come accade dalla notte dei tempi, con l’annullamento della loro individualità: la coppia.

Andrea, convinto che la felicità risieda nell’essere una coppia aperta, costringe la moglie Laura a sopportare infinite relazioni extraconiugali. Inizialmente questa condizione la fa soffrire, tanto da pensare di suicidarsi. Ma quando si rende conto di essere ancora giovane, e si sente pronta a cominciare una nuova vita, in Laura tutto cambia. Ed è a quel punto che, trovandosi in quella condizione di libertà da sempre agognata, il marito inizia ad essere geloso e la sua placida modernità inizia a scoppiare.

Accoppiati, scoppiati, quasi fluidi è una commedia brillante che ironizza sui luoghi comuni di una certa psicologia maschile insofferente al concetto di monogamia, ma tradizionalmente gelosa quando, ieri come oggi, è la donna ad esercitare altrettanta libertà.

Liberamente ispirato a “Coppia aperta, anzi spalancata” di D. Fo e F. Rame, propone un punto di vista contemporaneo e scanzonato riguardo la relativa insofferenza al concetto di fedeltà coniugale che, per quanto ci si possa evolvere e per quanto si sia sempre più moderni, porta il pubblico, soprattutto quello maschile, a riconoscersi nel personaggio in scena e a dire: “Caspita, ma quello sono io”.